Il Piccolo Teatro “San Giuseppe” (PTSG) di Toritto (Bari) si prepara a celebrare il suo 50° anniversario con una nuova stagione e una profonda riflessione sulla sua storia. Ne abbiamo parlato con il presidente, Stefano Servedio, che ci ha raccontato la genesi, i valori, le sfide e il futuro di questa realtà che è molto più di un semplice luogo di spettacolo: è un vero e proprio cuore pulsante della comunità.
Storia e Identità del Teatro: una nascita dalla passione
Il Piccolo Teatro San Giuseppe è nato nel 1975 dall'iniziativa di un gruppo di giovani di Toritto, appassionati di teatro, che sentivano il bisogno di creare un punto di incontro e socializzazione.
"Erano anni in cui non c’erano molte possibilità di svago e di approfondimento culturale per i giovani, soprattutto in un piccolo paese di provincia," spiega Servedio. "Il teatro fu pensato come occasione e opportunità di vivere, in modo creativo e gratificante, il proprio tempo libero."
Con la sola forza della volontà e della passione, i fondatori riuscirono a coinvolgere artigiani e professionisti del paese che trasformarono, in economia, la cripta della Chiesa di San Giuseppe—allora un deposito di attrezzi—nella sede associativa.
Momenti fondamentali: mattoni di comunità
La storia del PTSG è costellata di momenti significativi, tutti legati alla generosità e al senso di comunità.
"Il sogno non si sarebbe realizzato senza la famosa gettata di cemento del 1975 per livellare i locali," ricorda Servedio, un’opera donata dall’Ing. De Nora. Anche il dono, per ben due volte, delle sedie del cinema della famiglia Regina fu cruciale. "Tutti i soci e simpatizzanti hanno lasciato qualcosa per rendere l’associazione più ricca non solo a livello logistico ma anche culturale."
La Mission: aggregazione e crescita
Il traguardo dei 50 anni conferma la validità della missione fondamentale del PTSG: "Essere punto di aggregazione e di socializzazione per tutte le età e fasce sociali senza alcuna distinzione."
Il teatro dimostra che i suoi strumenti—dalla recitazione alla scenografia, dalla scenotecnica alla manutenzione—offrono a tutti la possibilità di sviluppare potenzialità creative ed espressive individuali in un percorso di crescita di gruppo.
L'omaggio ai 50 Anni: lo spettacolo in vernacolo
Per inaugurare la 50ª stagione, il PTSG ha scelto uno spettacolo speciale: l’omaggio al proprio paese in vernacolo torittese.
L’idea è nata dalla volontà di celebrare il paese e di inserirsi nel progetto "Toritto si racconta" promosso dall'amministrazione comunale. Lo spettacolo s’intitola “De Tritte a feile dritte” (di Toritto a filo diritto), un titolo che riprende il primo cabaret messo in scena dal gruppo nel lontano 1977.
Un’identità in scena
Il significato di questa scelta è profondo. Lo spettacolo è un lavoro corale di teatro popolare, con un cast di bambini, giovani e adulti.
"Detti, usanze, tradizioni del passato, riviste ed interpretate dai ragazzi... attraverso il dialetto che unisce tutte le generazioni in un 'sogno'," anticipa il presidente.
La sfida nel portare in scena un lavoro in vernacolo oggi è quella di salvaguardare il dialetto come patrimonio immateriale, favorendo la produzione culturale dal basso e rendendo il teatro uno strumento di identità e coesione comunitaria.
I festeggiamenti
Lo spettacolo è in programma per il 26 ottobre, 1 e 2 novembre. Oltre a ciò, l’associazione sta lavorando a un calendario di eventi, anche musicali, come "omaggio ai 50 anni," e ha promesso una sorpresa legata allo spettacolo in vernacolo per rendere il dialetto simpaticamente "internazionale."
Sfide e Cambiamenti: continuità e volontariato
In mezzo secolo, le difficoltà maggiori sono state legate ai cambi generazionali, "utili, graduali ed indispensabili per garantirne la continuità."
Oggi, la sfida principale è "incrociare giovani che restano in paese e si dedicano alle associazioni e al volontariato," un problema che affligge molte realtà a causa dei giovani che risiedono fuori per studio e lavoro.
Tecnologia: un’arma a doppio taglio
L'evoluzione tecnologica presenta aspetti positivi, come la possibilità di far partecipare i membri lontani, ma può anche frenare chi preferisce dedicare il tempo libero ad attività "a casa" o in un volontariato "mordi e fuggi."
"La sfida delle associazioni è proprio quella di conciliare entrambi gli aspetti e coglierne le potenzialità" afferma Servedio.
La lezione della pandemia
Durante la pandemia, il PTSG ha resistito re-inventandosi. "Siamo riusciti a non 'sospendere' le attività" spiega il presidente. Il gruppo ha registrato uno spettacolo a episodi, ha creato una teca video sul canale YouTube e promosso dirette, mantenendo l'unico obiettivo di non disperdere il gruppo.
Il Teatro oggi e nel futuro: un antidoto alla solitudine
"Il teatro nella nostra comunità oggi è molto più di un semplice spettacolo o intrattenimento: è un luogo vivo di incontro, crescita e condivisione" sottolinea Servedio.
In un paese di meno di 8 mila abitanti, il teatro funge da ponte tra generazioni e storie. La sua missione è duplice: portare emozioni sul palco e, attraverso laboratori e attività, dare alle persone l'opportunità di scoprire il proprio potenziale creativo e sentirsi parte attiva della comunità.
Tra i progetti innovativi, l'associazione sta pensando a scenografie virtuali proiettate, e a testi teatrali nuovi che uniscano recitazione, danza e musica dal vivo.
Guardando al futuro, il presidente è realista: "Non me la sento di immaginare [i prossimi 50 anni], piuttosto continuare ad aggiungere un mattone in più ogni anno ai 50 già messi."
Messaggio al Pubblico
Il presidente Servedio ha voluto lasciare un messaggio di ringraziamento e un invito a tutti.
Al pubblico che ha sostenuto il teatro: "Un grande GRAZIE, perché senza tutti coloro che hanno creduto nel fine sociale ed educativo del teatro, il PTSG non sarebbe qui a festeggiare i 50 anni di vita."
A chi vuole avvicinarsi al teatro oggi: "Non aver timore di 'recitare' perché non si fa solo quello, c’è bisogno di una mano in tante altre cose che girano attorno ad uno spettacolo e, più in generale, ad una associazione."
Perché il teatro rimane importante?
"In un mondo sempre più digitale, il teatro diventa un antidoto alla solitudine e alla disconnessione, un luogo dove ci si guarda negli occhi, si ride, si piange e si riflette insieme. È una finestra sul mondo, ma anche uno specchio della nostra identità locale. In fondo, il teatro non è altro che vita condivisa, e credo che oggi, più che mai, la nostra comunità ne abbia bisogno."
Il presidente conclude con una citazione di Luca De Filippo, che riassume perfettamente lo spirito del Piccolo Teatro San Giuseppe:
"Un teatro deve essere piccolo per poter trasmettere alla gente pensiero ed emozioni... Tu devi essere sempre, sempre a contatto con gli occhi delle persone per poter lavorare con loro.”
intervista al presidente a cura di Donato Scarpa (Seconda parte)
Il Piccolo Teatro San Giuseppe (PTSG) di Toritto compie 50 anni: mezzo secolo di spettacoli, emozioni e impegno culturale che hanno coinvolto generazioni di torittesi. Per celebrare questo traguardo, abbiamo intervistato il Presidente Stefano Servedio, che ci ha guidato tra dati, curiosità e storie di questi primi 50 anni.
Come si è finanziato il teatro in 50 anni?
Stefano Servedio: "La storia del Piccolo Teatro San Giuseppe è anche la storia di una comunità che ha creduto nel valore della cultura e dell’aggregazione. Nei primi 15-20 anni, le risorse arrivavano esclusivamente dal tesseramento, dalle oblazioni dei sostenitori e dai contributi privati. Un episodio che mi hanno raccontato risale al 1977-78: grazie ad un mutuo di un milione di lire, contratto dalla ‘Cassa Artigiani’ dal compianto ‘Mest’ Rocche’ Devito, si è riusciti a pavimentare i locali associativi. Le rate venivano pagate con i proventi degli spettacoli – ben cinque in un solo anno! Un altro momento simbolo è stato l’acquisto a rate, negli anni ’90, del nuovo proiettore e schermo gigante, che sostituì il primo proiettore 16 mm donato da don Giuseppe Servedio nel 1976. Quello strumento fu il cuore dei progetti cinema che animarono le domeniche torittesi per decenni, coinvolgendo famiglie e giovani.
Negli anni ’90 e 2000, iniziarono le collaborazioni con il territorio: progetti e laboratori teatrali, cinematografici e di informatica, spesso finalizzati all’integrazione sociale dei più fragili. Degni di nota sono il progetto ‘Giovani Protagonisti ‘98’, finanziato dalla Legge 216/91, e la collaborazione con il ‘Centro per l’Infanzia’ grazie ai fondi della Legge 285/97. Dal 2007 al 2012, ottenemmo contributi comunali per progetti in rete con altre associazioni. Dal 2013, abbiamo accesso a bandi per fondi comunali e regionali presentando di volta in volta una progettualità, e dal 2015, grazie all’iscrizione al RUNTS, beneficiamo del 5 per mille. Ogni risorsa è sempre stata reinvestita nelle attività, con il lavoro gratuito dei soci volontari."
Quali sono stati i presidenti che hanno guidato il Piccolo Teatro?
"Nei primi 14 anni, lo statuto non prevedeva la figura del presidente, ma solo segretario e cassiere. Vito Gagliardi, Raffaella Ottomanelli, Beppe Sardone, Vito Florio e Michele Mongelli si sono alternati in queste cariche. Nel 1989, con il nuovo statuto, fu istituita la carica di presidente: Fabrizio Mongelli (1989-1994), Francesco Abbondanza (1994-1998), Giuseppe Chiapperini (1998-99), Lina Fariello (1999-2001 e 2005-2009), Luciano Lomangino (2001-2003), Carmela Mancini (2003-2005), Rosa Lorusso (2007-2009), Concettina Bellini (2013-2017), e dal 2017 sono io a ricoprire questo ruolo. Ogni presidente ha lasciato un segno, ma il filo conduttore è sempre stato lo spirito di servizio."
Quali sono gli spettacoli “esportati” fuori Toritto?
"Fin dall’inizio, il Piccolo Teatro ha varcato i confini di Toritto. Il primo spettacolo fuori fu ‘Filumena Marturano’ nel 1977 al Cine Teatro Tadino di Palo del Colle. Negli anni, abbiamo portato i nostri lavori a Brindisi, Bari, Grumo Appula, e anche alla scuola dell’Aeronautica Militare di Palese con ‘La Banda degli Onesti’ nel 2007. Ogni trasferta è stata un’occasione per condividere la nostra passione e stringere nuovi legami culturali."
Il ruolo delle donne nel Piccolo Teatro?
"Oggi, la presenza femminile è predominante: l’80% dei partecipanti sono bambine e ragazze. Ma fin dal 1975, le donne sono state protagoniste: Maria Accardo Maselli, Annamaria D’Elia, Paola Devito, Tonia Lavalle e Nella Terzulli recitarono nel primo spettacolo, ‘L’albergo del silenzio’. Non c’è stata una ‘prima donna’, ma un gruppo di pioniere che ha aperto la strada a generazioni di artiste."
Il futuro del Piccolo Teatro?
"Guardiamo avanti con lo stesso entusiasmo di 50 anni fa. Continueremo a formare giovani, a collaborare con il territorio e a innovare, senza mai perdere di vista la nostra missione: essere un faro di cultura, inclusione e bellezza per Toritto e non solo."
intervista al presidente a cura di Donato Scarpa (Prima parte)
Il Piccolo Teatro San Giuseppe (PTSG) di Toritto compie 50 anni: mezzo secolo di spettacoli, emozioni e impegno culturale che hanno coinvolto generazioni di torittesi. Per celebrare questo traguardo, abbiamo intervistato il Presidente Stefano Servedio, che ci ha guidato tra numeri, curiosità e storie di chi ha reso possibile questa avventura.
130 produzioni sono state realizzate dalla compagnia del PTSG dal 1975 a oggi, un patrimonio artistico che testimonia la vitalità e la continuità del progetto. A queste si aggiungono circa 150 eventi ospitati, tra spettacoli, rassegne e iniziative culturali che hanno animato il teatro e la comunità.
“Non abbiamo un albo ufficiale degli eventi ospitati, ma possiamo stimare che siano stati almeno 150 in cinquanta anni - spiega Stefano Servedio - Ogni spettacolo ha portato con sé un pezzo di storia locale, coinvolgendo attori, tecnici, musicisti e appassionati di ogni età”.
In mezzo secolo, centinaia di torittesi hanno calcato il palco del PTSG, non solo come attori, ma anche come comparse, tecnici, scenografi e musicisti. Tra i nomi più rappresentativi, Servedio cita Mino Bellini, Lina Fariello e il compianto Vito Gagliardi, figure chiave che hanno contribuito sia come registi che come interpreti.
Ma il PTSG non è stato solo un trampolino di lancio per la passione teatrale: per alcuni, è stato l’inizio di una carriera professionale. Tra questi, Beppe Sardone, che a Verona ha continuato a studiare teatro e ha partecipato a produzioni cinematografiche; Tano Mongelli, diplomato alla scuola Paolo Grassi di Milano e oggi impegnato in teatro, concerti e televisione; Domenico Nitti, regista e attore attivo nel teatro sociale milanese; e Rosa Lorusso, scenografa e costumista di fama nazionale, che insegna anche all’Accademia di Belle Arti di Bari.
“L’esperienza al PTSG ha lasciato un segno in tantissime persone, che oggi lavorano in ambiti come animazione, insegnamento, design, grafica, gestione eventi, scrittura, recitazione, musica e moda - sottolinea Stefano Servedio.
Il primo spettacolo andato in scena al PTSG risale al 7 dicembre 1975: “L’albergo del silenzio” di Eduardo Scarpetta, un debutto che ha aperto la strada a decenni di attività.
Tra le opere più amate, spicca “Miseria e Nobiltà”, commedia brillante sempre di Scarpetta, rappresentata in tre diverse edizioni (1978, 2000 e 2007) con la regia di Mino Bellini e Fabrizio Mongelli. Un record che testimonia la capacità del PTSG di reinterpretare i classici, mantenendoli vivi per il pubblico di ogni epoca.
Per quanto riguarda le repliche, due spettacoli si distinguono: “Piove, l’acqua è di limone” di Vito Maurogiovanni, con 15 repliche, e “Totò sapore e la magica storia della pizza”, lo spettacolo per ragazzi che ha totalizzato 11 repliche.
Il PTSG non si ferma ai festeggiamenti per i 50 anni: il prossimo spettacolo in programma, “De Tritte a Feile dritte”, è pronto a salire sul palco, confermando la vitalità di una compagnia che sa guardare al futuro senza dimenticare le proprie radici.
“Il teatro è un luogo di incontro, di crescita e di condivisione - conclude Stefano Servedio - In questi 50 anni, il PTSG ha dimostrato che la cultura è un bene vivo, capace di unire le persone e di ispirare nuove generazioni. Il nostro augurio è che questo percorso continui ancora a lungo, con la stessa passione di sempre”.
E per continuare il 26 ottobre, il 1 e 2 novembre ben 35 ragazzi (molti giovanissimi) andranno in scena con uno spettacolo in vernacolo torittese "De Tritte a feile dritte" all'interno del progetto comunale "Toritto si Racconta" finanziato dalla Regione Puglia. Come sempre sarà sicuramente un ulteriore successo nell'avvio del 50° anno di attività.